Quindi
se con quel filo di rame ne facciamo una serie di spire e lo alimentiamo con la
corrente, si creerà un campo magnetico all’interno delle spire con delle linee
di forza magnetica che a seconda del verso della corrente avranno un loro
verso. Per adesso ciò che interessa è che alimentando questa serie di spire,
avremo un campo magnetico.
Se
invece facciamo scorrere un magnete permanente (campo magnetico) all’interno
delle spire, avremo una f.e.m.i. il che vuol dire corrente che
alimenterà una lampadina. Maggiore è il numero delle spire e maggiore è la
velocità del magnete maggiore sarà l’intensità di corrente che alimenta la
lampada.
Possiamo
però anche tener fermo il magnete e far scorrere le spire, il movimento è
relativo quindi il risultato sarà lo stesso.
Poiché
il fenomeno è direttamente proporzionale al flusso magnetico il termine che
esprime il campo magnetico è stato posizionato al numeratore ed espresso con la
lettera greca ɸ.Il flusso magnetico ɸ è una proprietà del campo direttamente
legata all’intensità di quest’ultimo ma che tiene anche conto delle geometrie
del circuito. In modo particolare il flusso è legato alla superficie del
circuito elettrico che risulta investita dalla variazione di campo. Al
denominatore della formula abbiamo il tempo (Δt), più
piccolo è il tempo maggiore è il potenziale elettrico rilevato all’estremità
del circuito, questo può anche essere tradotto dall’affermazione che più veloci
sono le variazioni magnetiche maggiore è il potenziale elettrico che misuriamo.
MOTORE
OMOPOLARE
Semplice motore: calamita + pila + filo metallico: il filo conduttore ha l’inizio e la fine in corrispondenza dei due poli della calamita e quindi è dentro al campo magnetico da essa generato. Quando nel filo passa corrente, il filo è soggetto ad una forza perpendicolare al filo e al campo in un verso nel primo tratto di filo ed in verso opposto nel secondo tratto di filo. Quindi si genera un momento della forza e se l’attrito è trascurabile il sistema ruota. F = B x i x L
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