2.1.5.1 Apparecchiature di controllo idraulico

I SISTEMI CONTROLLATI MEDIANTE SERVOVALVOLE
In questa animazione invece parliamo di una valvola a 4 vie 3 posizioni con il centro chiuso. Utilizzata in quei circuiti ove l’organo regolante necessita di non mutare la sua posizione e di poterla variare di continuo. Molto simile alla valvola di prima ove invertivano la direzione dell’olio Le porte sulla valvola sono contrassegnati come P, T, A e B.
P rappresenta porta di connessione della pompa.
T rappresenta la porta di connessione del serbatoio.
A e B può essere collegato ad un cilindro idraulico o un motore.
La parte colorata in blu rappresenta la bassa pressione, quella in rosso l’alta pressione. I cerchietti bianchi indicano la direzione del flusso. Le tre posizioni del pistoncino sono indicate nella parte inferiore e verranno marcati per descriverne il loro funzionamento.
LA SERVOVALVOLA

CENTRALINE IDRAULICHE
Per il buon funzionamento delle servovalvole o amplificatori idraulici occorre però una fonte di alimentazione oleodinamica a portata fissa e alla giusta pressione per cui avremo bisogno di una centralina oleodinamica che gestisca il sistema.
Un impianto oleodinamico si può suddividere in tre gruppi fondamentali:
  • Gruppo di trasformazione dell'energia elettrica in energia idraulica (serbatoio, accessori e motopompa).
  • Gruppo di regolazione e distribuzione dell'energia idraulica (regolatori di pressione, regolatori di portata e valvole direzionali)
  • Gruppo di trasformazione dell'energia idraulica in meccanica (attuatori).

POMPA A PISTONI ASSIALI
POMPA ALTERNATIVA A PISTONI

In queste pompe il trasporto del fluido dall'aspirazione alla mandata è realizzato col movimento alternativo di un pistone. La figura rappresenta, schematicamente, una pompa di questo tipo. Essa è composta essenzialmente da un cilindro in cui scorre un pistone mosso da moto alternativo. Nel cilindro stesso sono ricavate le sedi delle valvole d’aspirazione e di mandata. Quando il pistone si muove, il vuoto parziale che si crea nella camera sposta la sfera dalla sua sede aspirando il liquido nel cilindro attraverso la valvola. Allorché il pistone si muove verso l’alto, la sfera resta premuta contro la sua sede bloccando l'aspirazione, mentre la spinta del liquido fa sollevare la sfera e il liquido può così essere espulso dal cilindro attraverso la valvola di mandata. A questo tipo di pompe appartengono sistemi ad azionamento manuale.
A bordo venivano utilizzate come pompa servizio sentina, oramai soppiantate da pompe a disco oscillante per via del non essere ad avviamento automatico. Tutt’ora le troviamo sugli impianti di trattamento chimico alle caldaie qualora fossero presenti sistema a pompe dosatrici. Le troviamo infine sulle petroliere nei locali pompe del carico sul circuito della linea stripping. Su navi datate era presente anche come alimentazione aria compressa al sistema di segnalazione acustica (corno di prora, fischio di poppa ecc).
POMPE ROTATIVE AD INGRANAGGI
In una pompa del tipo rotativo, un movimento circolare trasferisce il liquido dal foro d’aspirazione al foro di mandata. Le pompe rotative sono generalmente classificate secondo gli organi che pompano effettivamente il liquido; si hanno così pompe rotative ad ingranaggi, a palette e a pistoni. Si distinguono nei tipi ad ingranaggi esterni o interni; in entrambi i casi, la dentatura può essere diritta o elicoidale. Sono realizzate solo nel tipo a cilindrata costante. E' il tipo di pompa più diffuso, per la sua semplicità costruttiva e quindi il costo limitato. L'aspirazione e la propulsione del fluido sono realizzate successivamente dal distacco e dall'ingranamento di ruote dentate (generalmente due soltanto, una motrice calettata con chiavetta sull'albero della pompa e l'altra condotta), d’uguale numero di denti. Con riferimento alla figura la successione dei vani fra i denti nella camera d’alimentazione  crea una depressione che consente alla pressione atmosferica premente sul pelo libero del serbatoio di fare rimontare il liquido nella condotta d’aspirazione, farlo entrare nella camera stessa e riempire il vuoto d’ogni vano. Con la rotazione degli ingranaggi, il liquido, imprigionato fra i denti e la carcassa che li avvolge, è forzato verso la camera di mandata, dalla quale è espulso per effetto della penetrazione dei denti nei vani corrispondenti della controruota. Facendo riferimento a dentature con profilo ad evolvente, le più comunemente usate per la ridotta sensibilità a piccole variazioni d’interasse, in prima approssimazione la portata teorica di una pompa a due ingranaggi esterni a denti diritti è data dalla relazione: Q = m · dP · b · ω x 10-3   (dm3/s)
POMPE AD INGRANAGGI
dove:
m = modulo della dentatura in mm
dP = diametro primitivo della dentatura in mm. [d = mz];
ω = velocità di rotazione in rad/s;
b = larghezza del dente in mm;
z = numero dei denti.
La tenuta del fluido tra la camera di mandata e quella d’aspirazione è assicurata:
all'interno del contatto continuo fra la dentatura degli ingranaggi (generalmente il fattore di ricoprimento è maggiore dell'unità per attenuare le pulsazioni di portata); alla periferia lasciando un gioco ridottissimo (qualche centesimo di mm) fra sommità dei denti e carcassa; sulla testata degli ingranaggi (l'olio potrebbe, infatti, passare da camera di Mandata a camera di Aspirazione scavalcando gli ingranaggi) mediante due piastre di riscontro. Il gioco assiale fra gli ingranaggi e le piastre deve essere dell'ordine di pochi millesimi di millimetro, se si vogliono ottenere rendimenti volumetrici elevati. L'impossibilità di ricuperare i giochi prodotti dall'usura fa sì che il rendimento volumetrico delle pompe ad ingranaggi normali decada piuttosto rapidamente nel tempo, in particolare a causa dell'aumento dei trafilamenti frontali. Per ovviare, almeno in parte, a quest'ultimo inconveniente, sono state realizzate delle pompe con piastre frontali flottanti a tenuta premute contro le testate degli ingranaggi dall'olio in pressione inviato in apposita camera ricavata fra le piastre stesse e la carcassa della pompa; le pompe di questo tipo sono dette "compensate".
Le due piastre frontali possono inoltre essere caricate lateralmente mediante invio d’olio in pressione, in modo da premere gli ingranaggi contro la carcassa della pompa dalla parte della mandata. Con quest’accorgimento, si ottiene una buona tenuta e il recupero, almeno entro certi limiti, dei giochi radiali prodotti dall'usura. Infine, nelle pompe non compensate radialmente è necessario realizzare la tenuta radiale fra ingranaggi e carcassa mediante più denti, al fine di evitare eccessivi trafilamenti. Premendo gli ingranaggi contro la carcassa, sono sufficienti uno o due denti per assicurare una buona tenuta; tutti gli altri denti sono scaricati fresando opportunamente la carcassa, quindi la zona in pressione è notevolmente ridotta e ben delimitata. Poiché la spinta sugli ingranaggi è inferiore, il rendimento meccanico è più elevato. 
I volumi delle camere che si formano tra le palette aumentano progressivamente lungo la semicirconferenza ABC e diminuiscono progressivamente lungo la semicirconferenza CBA. I volumi crescenti e decrescenti sono collegati rispettivamente con l'aspirazione e la mandata, o mediante cavità ricavata nell'anello o, più frequentemente, mediante fori ricavati nella piastra frontale.
POMPE ROTATIVE A PISTONI RADIALI
La pompa rotativa a pistoni radiali è essenzialmente costituita da:
  • un rotore contenente una stella di cilindri (in numero dispari, per le considerazioni fatte sulla regolarità della portata), trascinato in rotazione dall'albero motore
  • un distributore di flusso cilindrico fisso coassiale al rotore
  • un anello di reazione, esterno al rotore ed eccentrico rispetto ad esso, al quale sono ancorati mediante snodi sferici e pattini l'estremità dei pistoni (piedi di biella).
In fase d’aspirazione, il contatto fra l'estremità dei pistoni e l'anello di reazione è assicurato dalla forza centrifuga eventualmente integrata dalla spinta del fluido sovralimentato mediante una pompa ausiliaria. In fase di mandata è la pressione stessa del circuito che assicura il contatto. Essendo poi l'anello di reazione (montato su cuscinetti) libero di ruotare, esso è trascinato in rotazione dai pistoni riducendo in tal modo gli strisciamenti ai soli movimenti di compensazione, con riduzione dell'usura. Al crescere della sezione dei pistoni e della pressione di mandata, aumentano le spinte che si scaricano sui supporti dell'anello, fino a rendere problematica la possibilità di sopportarle mediante cuscinetti. Si fa allora sostenere la spinta dal pattino stesso, realizzando soluzioni costruttive nelle quali l'anello di reazione è fisso e s’inietta olio in pressione alla base dei pattini in modo da realizzare un sostentamento idrostatico (grazie anche alle notevoli velocità di strisciamento). 

POMPE E MOTORI ROTATIVI A PISTONI ASSIALI
VALVOLE DI CONTROLLO DELLA DIREZIONE DEL FLUSSO
Distributore a cassetto 2/2 NC (2 vie / 2 posizioni)
 
VALVOLE DI CONTROLLO DELLA DIREZIONE DEL FLUSSO
 Distributore a cassetto 3/2 (3 Vie / 2 Posizioni)
VALVOLE DI CONTROLLO DELLA DIREZIONE DEL FLUSSO
 Distributore a cassetto 4/2 ( 4 Vie / 2 Posizioni)
VALVOLE DI CONTROLLO DELLA DIREZIONE DEL FLUSSO
 Distributore a cassetto 4/3 ( 4 Vie / 3 Posizioni) – Centro chiuso

VALVOLE DI CONTROLLO DELLA PORTATA
Principio di funzionamento di un regolatore della portata compensato
Circuito meter-in & meter - out
ELICA A PASSO VARIABILE
Con propulsore a passo variabile in locale apparato motore trova posto anche la centralina oleodinamica per la movimentazione delle pale dell’elica. Anche nei casi i cui a bordo siano presenti le eliche di manovra poppiere e prodiere, saranno presenti le centraline per la gestione del passo delle eliche.

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